venerdì 5 marzo 2010

Dal ricordo alla tela

La tela intitolata “L’alfiere di Cordoba” si inserisce nel percorso di studio sui camini. Si tratta di oggetti reali osservati quasi sempre in contesti precisi, come avviene anche in questo caso, in cui il luogo viene svelato esplicitamente dal titolo. In particolare questo lavoro nasce da una suggestione avuta attraverso la rielaborazione di una fotografia, che riprendeva un contesto più ampio, ricordo di una breve escursione nel quartiere ebraico della città spagnola di Cordoba. Sin dal primo momento la solidità e nettezza delle forme del camino, che si stagliavano con colori brillanti quasi accecanti nella luce del giorno andaluso, avevano attirato la mia attenzione. La parola Alfiere deriva dallo spagnolo Alferz e questo a sua volta dall’arabo Al-faris, ossia cavaliere, ma anche portatore del vessillo della milizia, e per me questo camino da subito è apparso come stendardo della città di Cordoba.


In un primo momento avevo pensato di rendere più articolata e meno rigida la composizione giocando sulla duplicazione e sul ribaltamento del soggetto, ma l’effetto non era quello voluto, invece di addolcirsi le linee verticali si accentuavano, aumentando la severità/spigolosità dell’immagine.


Così ho deciso di mantenere l’unicità del soggetto e di spostare l’attenzione sullo spazio esterno: quel cielo che nella realtà era così statico nella sua limpidezza e omogeneità, doveva arricchirsi di nuove vibrazioni in ricordo di antichi vessilli.


Potete vedere gli schizzi che testimoniano di questa ricerca, fino al bozzetto che poi ho scelto di sviluppare nel quadro.

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