giovedì 4 marzo 2010

La poetica dei camini

Mariangela Redolfini dimostra di essere una pittrice poliedrica, che non si accontenta di affrontare un solo tema. Nel corso del 2009 le sue tele evolvono e dallo studio delle ampie vedute di campagna l’attenzione dell’artista si sposta sul paesaggio urbano. Dopo il generale, la Redolfini affronta il particolare e sceglie di rielaborare un dettaglio apparentemente semplice delle nostre città: il camino. La poetica dei camini parte dall’idea che anche i piccoli particolari possano essere significativi e qualificanti nell’ambito del paesaggio quotidiano, nel quale viviamo distrattamente tutti giorni, ma che di fatto incide sulla nostra qualità di vita. La Redolfini cerca per noi il dettaglio capace di ridare luce a un grigio tetto, lo inquadra con la precisione e la nitidezza di un fotografo professionista e ce lo restituisce splendente di colore. Il camino, elemento semplice della casa, ne diventa il simbolo e l’essenza, rappresentando il punto di contatto e il ponte con il mondo esterno. La serie “Teoria di camini”, formata da quattro pregiate tele, mostra la trasformazione di alcuni comignoli in differenti momenti del giorno, dal punto di vista della luce ma anche e soprattutto da quello emotivo, com’è particolarmente chiaro nel caso dello splendido “Fantasmi”, in cui ormai i camini non sono che la sublimazione delle fantasie di chi osserva la tela. Proseguendo nella elaborazione del tema dei camini, la Redolfini dà sempre maggior spazio al coprotagonista: il cielo. Questo processo è evidente già dai titoli di quadri come “Sotto una luna abbagliante” o “Sotto il cielo di Spagna”. Se i camini ci riportano alla realtà cittadina, è nella rappresentazione dei cieli che la pittrice lascia che la fantasia detti le regole del gioco, come nel caso di “Je suis içi” e della sua elegante rielaborazione “Notte e dì”, dove la piccola tela originaria si sdoppia e l’equilibrio dei colori si fa ancora più netto, dando a chi osserva il quadro la sensazione di trovarsi davanti a due fotogrammi di un rullino senza tempo.

Cadice, 25 febbraio 2010
Serena Avezza

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